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mercoledì 22 giugno 2022

Casa


Caro Diario.

Mi dispiace, nemmeno oggi sono riuscita a piangere. Eppure mi sento così desolata. Desolata e vuota. Un campo di battaglia tra mente e cuore. E la bocca, il corpo, gli occhi, che bruciano, stanno lì. Nel mezzo.

"Voglio andare a casa" ho detto, mentre fissavo il materasso del letto sopra al mio.

E me ne stavo così, sdraiata, scomposta, tra le macerie di una vita implosa centomila anni prima ma ancora tutta da reinventare.

Fissavo il vuoto, sentendomi niente in un luogo di tutto.

Con così tanto chiasso fuori e nemmeno un pensiero concreto dentro.

È brutto, sai? Lo hai mai provato?

Sentirsi deformati all'interno. Ingiusti.

Un punto interrogativo in un mondo di risposte. "Voglio andare a casa" ripeto. E, proprio in questo momento, vorrei che Joe fosse qui.

Qui con me, a tenermi la mano. A dirmi che c'è lui, che, finché siamo assieme, saremo sempre a casa.

Ma Joe non c'è.

"Sta solo nella tua testa", mi dice, quella vocetta nel mio cervello che cerca di non farmi impazzire.

Ma, in giornate come queste, vorrei solo uscire di testa. Poter cantare sotto la pioggia mentre ballo un lento da sola.

O invertire le scarpe ai piedi. Mettere la destra al posto della sinistra e viceversa.

Fare la carriola con il cane o continuare a viaggiare sopra un treno invisibile verso destinazioni ignote.Vorrei spegnere tutto. Vorrei lasciarmi abbracciare da un allucinazione. Vorrei rimanere nel mio mondo per sempre.

Tra colline fiorite e grandi oceani fatti di spaziotempo. L'antimateria della realtà.

Voglio casa, consapevole che casa sia un posto tra gli occhi e il cranio. Ma, inspiegabilmente, inlocalizzabile.

Oppure è più in basso? All'altezza del cuore. Una stanza tutta per me tra l'aorta e i polmoni?Non lo so.

Per ora, forse, Casa, è il posto in cui riesco ancora ad articolare parole, anche se spumose.

Per ora, forse, Casa sei tu.

Il posto dove non giocare al "bambino invisibile".

Un posto dove poter urlare «Sono qui! Sono viva! Guardami»

Sognando qualcuno che mi risponda «Ti vedo. Sono qua, sono io!» 

In attesa di quel giorno, scriverò.

Sempre tua.

Cleo




lunedì 20 giugno 2022

Caro Diario...

Caro Diario.
Sei arrivato così, in un momento no della mia vita.
Una di quelle vite in cui sembra di stare sulle giostre.
Hai presente? I calcinculo dei bambini. Giri giri giri.
Come in alto così in basso.
Non riesco a parlare, ad entrare in contatto con le persone.
Non riesco a farmi capire, a farmi sentire.
Ho pensato a tante cose, ultimamente.
Ho pensato a come farmela passare.
Mi sono detta "se non riesci a scrivere le tue storie, scrivi quello che vuoi".
Mi sono detta "non lo scoprirà mai nessuno".
Mi sono detta "puoi essere chi vuoi. Puoi finalmente essere te".
Ma non è così facile.
Mi sembra di avere il cervello nel cranio di qualcun'altro.
Ed il mare negli occhi.
E la bocca chiusa. Cucita.
Come quelle delle bambole.
Eppure parlo.
Mai di cose vere.
Mai di cose importanti.
Mai davvero di me.
Ho pensato all'abisso.
Nietzsche diceva una cosa che suonava tipo così "se guardi troppo a lungo nell'abisso, l'abisso guarderà dentro di te".
Ma come fare quando l'abisso lo si ha dentro?
Quando non si sente, ma si è, il vuoto? 
Un foglio bianco stropicciato.
Una foglia d'estate, che se ne sta sul suo ramo fragile e precaria come se fosse inverno.
Quando si è allo stesso tempo il punto più alto e quello più basso?
Non lo so.
Non lo so ancora.
Ci devo pensare.
E me ne sto qui.
Sotto i pioppi.
Con questi pollini bianchi che cadono sopra di me come neve e non mi fanno respirare più.
Ho pensato alla morte.
A quella morte che non mi fa più paura fin da quando a dieci anni ho capito che lei se n'era andata.
Ho pensato che mi fa paura l'indifferenza, a me.
L'indifferenza che circonda tutto e tutti.
Non mi fa paura morire, mi fa paura farlo da sola.
In mezzo ad una strada, o come un cucciolo, dentro ad un trasportino bagnato per cani.
Senza poter muovere le gambe.
Le braccia.
Senza poter chiedere aiuto.
Già, l'indifferenza.
Il vuoto.
La solitudine.
Chi non ne ha paura?
Forse, chi non l'ha provata sulla pelle.
O forse, chi l'ha già provata ed è sopravvissuto.
Non lo so.
Ci devo pensare.
Penserò molto, in questi giorni.
Forse mi servirà.
Grazie per avermi ascoltata.
Sempre tua.
Cleo



Casa

Caro Diario. Mi dispiace, nemmeno oggi sono riuscita a piangere. Eppure mi sento così desolata. Desolata e vuota. Un campo di battaglia tra ...